Il Fagiolo Borbontino

Le caratteristiche del fagiolo borbontino sono quelle tipiche del fagiolo borlotto in quanto è questo tipo di fagiolo che viene prevalentemente coltivato a Borbona, fermo restando che alcuni coltivatori a volte piantano anche altri tipi di fagiolo in base ai loro gusti o alle loro esigenze.
Le dimensioni della pianta in pieno stato vegetativo possono raggiungere anche i 180-200 centimetri di altezza. Il baccello è diritto, lungo circa 15-18 centimetri con screziature rosse, e con un contenuto in fagioli di 6-7 semi di media. Questi sono grossi, reniformi con screziature violacee su fondo bianco crema.
Le caratteristiche organolettiche
I fagioli sono ricchi di proteine, contengono carboidrati complessi, vitamine del gruppo B e la vitamina PP, ferro, calcio, fibra alimentare (localizzata soprattutto nella buccia esterna) e sono importanti nella nostra alimentazione per il loro contenuto in fibra (6,59 grammi per etto), elemento che aiuta il transito gastrointestinale e che, secondo una serie di ricerche, svolge anche un ruolo protettivo nei confronti di alcuni tumori dell’intestino. Da qualche tempo alcuni studiosi americani, che hanno condotto una serie indagine scientifica, affermano che mangiare fagioli può servire anche ad abbassare il colesterolo, anche se non hanno ancora scoperto quale sia il meccanismo che determina tale riduzione.
Il Fagiolo Borbontino ha, comunque, rispetto al fagiolo tradizionale una qualità in più oltre al gusto e al sapore che solo un vegetale coltivato ancora con i metodi antichi può avere, e cioè quella di avere la buccia molto sottile ed è quindi delicato in bocca e più facilmente digeribile.
Per le sue peculiari caratteristiche il fagiolo borbontino è stato inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali (supplemento ordinario numero 167 del 18 luglio 2002 alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – serie generale) e tra i prodotti tradizionali del Lazio (Delibera Giunta Regionale 23-5-2006 numero 312 “Piano di promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari ed enogastronomici tipici del Lazio 2006-2007 obiettivi ed indirizzi” Pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Lazio 29 luglio 2006, numero 21, supplemento ordinario numero 3).
La produzione
La produzione annua totale si aggira su circa 15 quintali, con oscillazioni in più o in meno, anche evidenti, dovuti all’andamento favorevole o sfavorevole della stagione produttiva.
L’esigua quantità di prodotto è dovuta principalmente al fatto che per la coltivazione vengono ancora oggi usati gli attrezzi e i metodi del passato senza alcun utilizzo di mezzi meccanizzati, ad esclusione dei trattori per l’aratura del terreno, e senza l’uso di alcun concime chimico al quale viene preferito il letame animale che è ancora, grazie ai numerosi allevatori della zona, facilmente reperibile in loco. Anche il fatto che il consumo sia diretto quasi esclusivamente all’uso personale, incide sulla quantità prodotta, in quanto, ad oggi, non esiste alcun tipo di commercializzazione in atto di un prodotto che, al contrario, meriterebbe di essere conosciuto e pubblicizzato.
La coltivazione
Il fagiolo viene messo in dimora nella seconda metà di maggio dopo opportuna lavorazione del terreno. Tradizionalmente la semina avviene in prossimità del giorno dedicato a Santa Restituta (27 maggio) Patrona del paese. Per ogni “frasca” vengono praticate nel terreno due piccole buche, poco profonde, e distanziate tra loro di qualche centimetro, nelle quali vengono messi 5-6 fagioli per ciascuna, ricoprendoli accuratamente con della terra ed innaffiando con acqua. Una volta che le piantine hanno germogliato, come sostegno alla pianta, che può raggiungere anche i 2 metri di altezza, vengono poste, conficcate nel terreno tra le due buche, delle frasche (pali) di legno precedentemente preparate. Le piante e le frasche vengono messe a dimora in filari in maniera tale da facilitare le operazioni di coltivazione, permettere una uniforme insolazione, facilitare il corretto deflusso delle acque meteoriche. Quando la piantina raggiunge i 10-15 centimetri si pratica una prima zappatura per smuovere il terreno attorno alla pianta. Una volta che i tralci del fagiolo hanno cominciato ad arrampicarsi sulle frasche avviene una seconda zappatura per coprire bene le radici, favorire il regolare drenaggio dell’acqua piovana e agevolare la crescita verticale della pianta stessa sui sostegni. In seguito la pianta necessità di saltuarie annaffiature dipendenti dall’andamento della stagione (più o meno secca) e una manutenzione con zappatura volta ad eliminare le erbe infestanti e aerare il terreno. Verso l’inizio di ottobre avviene la raccolta che viene effettuata a mano. Una volta colto il fagiolo viene sgusciato e fatto asciugare su dei teli posti a terra all’aperto, questo per favorirne la conservazione. Parte del prodotto viene consumato fresco, parte viene seccata e messa via per l’inverno, un’altra quantità (generalmente la migliore) viene invece tenuta come seme per l’anno successivo.
La sagra
Ogni anno a Borbona nel mese di ottobre si svolge la “Sagra del Fagiolo Borbontino” (di solito la terza domenica del mese).
Il fagiolo di Borbona, sottoposto ad analisi qualitativa del prodotto, ha ricevuto il riconoscimento del marchio De.Co.

Marchio De.Co. del Comune di Borbona
Ultimo aggiornamento
17 Maggio 2021, 19:22