Il Paesaggio Urbano

Il Paesaggio Urbano

L’abitato occupa la parte centro-settentrionale del territorio comunale ed è costituito da un nucleo originario, la Terra, in posizione elevata e numerosi altri agglomerati sparsi per la piana o arroccati ai piedi delle colline circostanti.

Il rione La Terra, o Lama, pressoché totalmente ricostruito dopo il disastroso terremoto del 1703, conserva un aspetto sostanzialmente omogeneo e in armonia con gli edifici più antichi, grazie ai vincoli paesistici cui è sottoposto, essendo tutelato in qualità di centro storico. Elementi caratteristici dell’architettura abitativa della zona sono, tuttavia, ancora rintracciabili anche nell’abitato sottostante.

Nuclei storici:
Fonteviva
I Forti
I Pergolitti
Il Colle della Lama
Il Colle della Piazza (Colle Pietrangeli)
La Piazza
La Reota
La Terra (Lama)
Le Case del Mulino
Le Castelline
Le Paghette (Pacette, S. Giuseppe)
Piedi le Coste
San Giovanni
Venditto (Chennittu)
Villa Sant’Angelo (La Villa)
Villa Tocchio (Chetocchio)

Nuclei di recente costituzione e zone di espansione:
Colle San Venceslao
Le Casarine
Le Fontanelle
Villaggio Padre Pio

L’architettura civile
Nonostante il terremoto del 1703 abbia sicuramente danneggiato gran parte degli edifici del paese, Borbona conserva ancora tracce architettoniche di un passato assai interessante.
A parte le chiese, documentate altrove in questo sito, restano visibili, in giro per il paese, vari frammenti degli edifici cinquecenteschi, risalenti forse al fortunato governo di Margherita d’Austria. Nella terra alta i resti del portale d’accesso, i frammenti di trabeazione murati nelle case e i probabili resti di una fontana cittadina ricordano l’esistenza di una rocca fortificata che il disegno del 1593 di Sebastiano Marchesi, riproposto nella nostra home page, sembra confermare.
Nella zona compresa tra le Paghette e i Forti sopravvivono alcuni edifici databili almeno al seicento, come il cosiddetto “palazzo Boccone”, dalla struttura solida ed essenziale, mentre l’ex scuola Regina Elena, alla Terra, testimonia il nobile settecento borbontino.

Borbona è inoltre caratterizzata da numerosi edifici ottocenteschi e del primo novecento, tutti appartenenti alla classe agiata; palazzetti accomunati dalla struttura profilata con lastre di pietra bianca squadrate e generalmente tinteggiati di un rosso terroso o tenui tonalità di ocra. Queste colorazioni sono quasi totalmente scomparse, rimpiazzate da tinteggiature in qualche caso piuttosto fantasiose.
La testina apotropaica che si trova sotto l’arcata di una porta, a Villa Tocchio, è un suggestivo residuo popolare cinquecentesco (vedi per un confronto: Enrico Guidoni, L’architettura popolare italiana, 1980, pag. 112-113 e tav. XIX).

Nei bassi caseggiati, sviluppatisi secondo la consuetudine di aggiungere vani al corpo principale a mano a mano che la famiglia originaria si allargava, molti edifici conservano nella facciata i tipici conci, in pietra bianca o grigia, a sostegno ed ornamento delle aperture. La pietra centrale dei portali ad arco è spesso decorata con sculture di stemmi familiari, motivi floreali o semplicemente con le iniziali del proprietario e l’anno di costruzione.
Molto diffusa doveva essere la soluzione di ampia apertura ad arco che, attraversando il caseggiato senza interromperne la continuità del piano superiore, immetteva in una corte; esempi se ne trovano ancora alla Piazza, a Villa Tocchio, alla Terra e a San Giovanni.

Una costruzione tipica dell’antico abitato era la casa con l’ingresso leggermente rialzato rispetto al piano stradale e protetto da un ballatoio coperto, cui si accedeva con una stretta scala esterna di pochi gradini; il sottoscala veniva, di solito, utilizzato come legnaia e spesso fungeva da ingresso al sottostante scantinato seminterrato. Esempi di questo tipo sono ormai pochissimi e in condizioni precarie, in parte dovute alla povertà del materiale utilizzato nella costruzione.
Il primo a richiamare con forza l’attenzione su questo vulnerabile patrimonio popolare è stato, anni fa, Massimo Firmani. Oggi, questo lavoro si propone come base per una più dettagliata ricostruzione, anche fotografica, di tale patrimonio e, insieme al lavoro che Silvano Mantovani ha realizzato per i casali, potrebbe costituire una vera e propria carta della tutela che solleciti civilmente alla conservazione responsabile dell’architettura popolare borbontina.

Galleria fotografica (scorri)

Ultimo aggiornamento

12 Maggio 2021, 18:50